Ricordiamo EVELINO LEONARDI

“RICORDIAMO EVELINO LEONARDI” E PRESENTAZIONE NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO “L’UNITA’ DELLA NATURA” – SABATO 9 DICEMBRE 2017

In occasione della nuova edizione del libro “L’Unità della Natura” (prima edizione 1933) ad opera di Sismondi Editore di Francesco Pilon, si terrà l’evento commemorativo della figura di Evelino Leonardi (Gubbio 1871 – Gaeta 1938), medico, scrittore, umanista che fu al suo tempo considerato uno scienziato poliedrico. L’evento “Ricordiamo Evelino Leonardi”, patrocinato dal Comune di Gubbio, si  svolgerà Sabato 9 Dicembre secondo il seguente programma:

ore 15.00 presso il Cimitero Monumentale di Gubbio avrà luogo un momento di raccoglimento presso il monumento funerario del Leonardi;

ore 16.00 nella Residenza Comunale di Gubbio, Sala degli Stemmi, alla presenza del Sindaco Professor Filippo Mario Stirati, verrà ricordata la persona e l’opera di Evelino Leonardi.

PROGETTO 2017-18

BANDO PROGETTO 2017-18

IL PATRIMONIO NATURALISTICO DEL PROPRIO CONTESTO AMBIENTALE DI APPARTENENZA: INSEDIAMENTI, ARCHITETTURE, PERMANENZE E TRASFORMAZIONI.

NOTE INFORMATIVO/FORMATIVE E MOTIVAZIONALI PER LE SCUOLE  ADERENTI

Nel Bando, alla voce “aspetti organizzativi”, come ogni anno, viene citato il contributo della Fondazione Mazzatinti di Gubbio, storico ente sostenitore del Club per l’UNESCO di Perugia-Gubbio, con cui ha condiviso e condivide, sull’impronta di affinità elettive, anche statutarie, iniziative varie: tutte con una forte connotazione culturale, riconducibile alla stessa riforma del terzo settore, come legiferato con delega nel 2016 e normato, con apposito decreto, nel 2017. L’intervento dello scrivente è, quindi, ascrivibile, funzionalmente, al ruolo di presidente sia del Club che della Fondazione, nella sua veste, soprattutto, di organico supporto formativo. In effetti, in un’ottica di partenariato più vasto e significativo, che prevede stabilmente la partecipazione attiva della Fondazione S. Anna di Perugia e dell’USR per l’Umbria, ci preme ribadire come le tematiche, fin qui proposte all’attenzione delle scuole, siano riconducibili alla conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio, nella duplice accezione storico-estetica e naturalistico-ambientale. Nel testo del bando sono indicate, sommariamente, le motivazioni di base che hanno ispirato i contenuti e gli obiettivi formativi da esso proposti all’attenzione dei docenti. A complemento ragionato di queste indicazioni, ma senza la pretesa di esaurire l’argomento, offriamo in questa sede ulteriori spunti di riflessione a sostegno degli scopi di apprendimento e comprensione che lo stesso bando prospetta, in maniera esplicita ed implicita, nella sua dimensione ecologica integrale, cioè umana. Proprio oggi, 20 novembre, fra l’altro, cade la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ivi compresi quelli afferenti la vita in un  mondo non deturpato dalla povertà educativa. Ancora oggi, 20 novembre, si inaugura la Settimana UNESCO per l’Educazione alla Sostenibilità, durante la quale verrà presentato, a Roma, tradotto in italiano, il relativo documento UNESCO (cui si rinvia) con i connessi obiettivi di informazione/formazione. Ecco, intanto, un articolato elenco delle motivazioni e suggestioni educative che, per quanto ci riguarda, ci hanno indotto a questa scelta tematica. Esse sono riconducibili, per così dire, ad una matrice esogena e ad una endogena, rispetto alle scuole intese come laboratori della complessità sociale.

  1. A) Tra quelle esogene, che vogliamo assimilare ad una sorta di segnaletica verticale, per le ascendenze che richiamano, citiamo:

AGENDA 2030

In questo ambito onusiano, l’UNESCO ha scelto, tra i diciassette indicati, come pertinenti alla sua attività, gli obiettivi 4, 5, 10, 11, 14, 16. In particolare l’istruzione di qualità, le città e le comunità sostenibili, la pace, la giustizia e le istituzioni forti, in grado, cioè, di recepire e sostenete comportamenti virtuosi, locali e globali. Si tratta di orientare e diffondere saperi, sensibilità e abilità; promuovere valori, formare competenze, incoraggiare assunzioni di responsabilità. Si tratta di instaurare un legame non effimero con il contesto culturale e territoriale di riferimento, per comprendere e valorizzare le specificità culturali, ambientali economiche e storiche che lo caratterizzano. In questa direzione va, per esempio, l’iniziativa che venerdì 24 novembre sarà dedicata al tema Paesaggio agrario ed identità culturale della fascia olivata Assisi-Spoleto, ideata dai Club per l’UNESCO di Perugia-Gubbio e di Assisi, con la partecipazione del Comune di Assisi e dell’ Università degli Studi di Perugia (Sala della Pinacoteca di Assisi, ore 10.30, relatrice la Prof.ssa Bianca Maria Torquati).

2018: ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE

Si legge nella relativa Decisione 2017/864 (Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 20/05/2017) che “… i valori insiti nel patrimonio culturale dell’Europa costituiscono per l’Europa una fonte condivisa di memoria, comprensione, identità, dialogo, coesione e creatività”. Si legge, inoltre, che  il patrimonio culturale è fondamentale “dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. La sua gestione sostenibile rappresenta pertanto una scelta strategica per il ventunesimo secolo”, tenendo conto che “il patrimonio culturale in termini di creazione di valore, di competenze, di occupazione e di qualità della vita è sottovalutato”. Tra gli obiettivi specifici dell’Anno europeo ricordiamo: “incoraggiare approcci al patrimonio culturale incentrati sulle persone, inclusivi, lungimiranti, più integrati, sostenibili e intersettoriali;…sensibilizzare all’importanza del patrimonio culturale europeo tramite l’istruzione e l’apprendimento permanente, concentrandosi in particolare sui bambini, sui giovani, sugli anziani, sulle comunità locali…”.

LA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO (20/10/2000)

All’articolo 1 si legge: “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, cosi come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. A seguire vengono specificati i significati di: politica del paesaggio, obiettivo di qualità paesaggistica, salvaguardia dei paesaggi, gestione dei paesaggi, pianificazione dei paesaggi. Interessante per noi è l’art. 6, dedicato alle “misure specifiche”, tra sensibilizzazione, formazione/educazione, individuazione/valutazione “per una migliore conoscenza dei propri paesaggi, analizzarne le caratteristiche, le dinamiche e le pressioni che li modificano”.

COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Nel capitolo X del “Compendio”, intitolato Salvaguardare l’ambiente, si legge: “ l’uomo non deve dimenticare che la sua capacità di trasformare e .in un certo senso, di creare il  mondo col proprio lavoro.. si volge sempre sulla base della prima originaria donazione divina delle cose, per cui l’uomo non deve disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma ed una destinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può, sì sviluppare, ma non deve tradire”. Per governare la natura e non tiranneggiarla, occorre un sano discernimento conoscitivo. Con esso sarà possibile anche affrontare eventuali crisi nel rapporto tra uomo ed ambiente, per una comune responsabilità, in quanto l’ambiente è un bene collettivo, che richiede non avidità e improvvisazione, ma tutela e condivisione a servizio della persona e di nuovi stili di vita.

  1. B) Alla matrice endogena, ovvero ad una sorta di segnaletica orizzontale del nostro percorso informativo/formativo/motivazionale, vogliamo ricondurre:

COSTRUTTO DI “BENE CULTURALE”

Esso non esprime solo un valore patrimoniale da salvaguardare e capitalizzare. Tale costrutto è anche un paradigma ermeneutico nuovo o innovativo nella cultura, nella scienza, nell’educazione, nella comunicazione: si presenta, cioè, come bene relazionale. Economia civile ed economia della cultura, scienze dell’educazione e scienze sociali, scienze naturali e scienze artistiche, cioè una visione interdisciplinare, tra competenze professionali, interazioni sociali e relazioni interpersonali ci può aiutare a non disumanizzare la natura e a non denaturalizzare la persona. Occorre un recupero del significato delle relazioni che legano ciascuna persona alla natura, ivi comprese le persone di minore età. Questa è una sfida culturale, come si legge alla voce Ecologia del Dizionario di Economia civile (ed. Città Nuova). Una sfida educativa che può essere articolata su più livelli: sul piano della presenza storica sul territorio, tra tradizione (anche preindustriale) e nuove frontiere vitali; sul piano degli atteggiamenti pratici quali gli stili di vita, dove le scelte del singolo s’intrecciano con la vita sociale, fino a toccare il livello delle istituzioni pubbliche; sul piano della fede religiosa, in cui credenza e rispetto del prossimo, alimentano valori umani e cosmici; sul piano del pensiero che, in una “testa ben fatta”, si dimostri adeguato al rapporto tra natura e cultura, un rapporto inteso come totalità del mondo fisico, includente anche gli esseri umani, la loro storia spesso travagliata.

 

DIRITTO IRRINUNCIABILE AL DISCERNIMENTO

Tra i diritti umani, in particolare delle persone di minore età, quello al discernimento conoscitivo e responsabile applicato ai contesti ambientali che ci ospitano, stabilmente o meno, è di primaria importanza. Ad esso fanno da corollario il diritto all’identità e al potere di crescita. Nel nostro secolo, attraverso il discernimento conoscitivo e le sue acquisizioni, nella scuola e nella famiglia, nell’associazionismo e nel gruppo dei pari, possiamo renderci conto, in generale, di competenze sociali da migliorare e criteri valutativi da affinare. L’aspetto identitario, non avulso dagli ambienti naturali di riferimento, dalla loro connotazione dinamica, dovrà favorire un’appartenenza consapevole e critica, in un’ottica intergenerazionale e interculturale. Il diritto, infine, al cosiddetto potere di crescita, comporta una pratica valutativa capace di incidere relazionalmente, in rapporto all’età e ai ruoli, sui contesti ambientali in senso lato. “Scoprire” questi diritti anche in funzione ecologica, locale e globale, significa avvicinare e comprendere, tra insediamenti e trasformazioni, il patrimonio che dobbiamo, fin da piccoli, riconoscere, custodire e valorizzare (Cfr: M. Flores, Storia dei diritti umani, il Mulino).

I PILASTRI DELL’EDUCAZIONE NEL XXI SECOLO

Permanenze e mutamenti facenti parte integrante del nostro contesto ambientale richiedono un’educazione per tutta la vita. L’educazione deve, per così dire, offrire simultaneamente le mappe di un mondo complesso, mutevole interdipendente, in perenne agitazione e la bussola che consenta agli individui di trovare la propria rotta. Imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti della comprensione; imparare a fare, in modo tale da essere capaci di agire creativamente nel proprio ambiente, anche naturale; imparare a vivere insieme, in modo tale da partecipare e collaborare con gli altri in tutte le attività umane, specie in quelle di frontiera tra ciò che è e non è ancora; imparare ad essere, secondo linee evolutive essenziali che derivano dai tre precedenti. Sono quattro percorsi cognitivi ed esperienziali che hanno molti punti di contatto, d’incrocio e di scambio che il nostro tema vorrebbe promuovere sinergicamente (Cfr: J. Delors, Nell’educazione un tesoro, Armando).

TRADIZIONE E CONTEMPORANEITÀ NEL PAESAGGIO UMBRO

“Anche osservando gli affreschi dei maestri medievali e rinascimentali possiamo scorgere sugli sfondi paesaggi a noi noti e del tutto familiari. Sono questi i paesaggi agricoli creati dall’uomo che, con grande, faticoso ed intelligente lavoro, ha plasmato da secoli la natura delle colline del Centro Italia e in particolare dell’Umbria”, scriveva Renato Santuari nel suo contributo, “Osservazioni su una trasformazione epocale”, che troviamo nell’opera Architettura e paesaggio rurale in Umbria ( a cura di Melelli-Fatichenti-Sargolini). Come si presenta oggi  il panorama della ruralità nella nostra Regione? Delle periferie urbane che attraversiamo? Perché si presenta come una città-regione? Quali sono i presidi esistenti, strutturali del paesaggio, rurale e non, attorno a noi? Quanto incide la tradizione e la presenza delle istituzioni religiose? Il nostro ambiente come si caratterizza in rapporta ad altri ambienti, vicini e lontani?

A nostro parere, gli otto punti sopra richiamati potrebbero essere declinati come motivazioni cardine e motori esplorativi di una ricerca da adattare, con le opportune scelte metodologiche, ai diversi contesti di apprendimento, individuati, autonomamente, dai docenti delle istituzioni scolastiche aderenti. Il senso della ricerca, calibrato all’interno dell’offerta formativa  di ciascuna scuola, in conclusione, non può prescindere dall’organizzazione del territorio (es.: lo scenario mutevole della campagna, i suoi contatti urbani), dalla sistemazione cui si è pervenuti, dal concetto di “uomo abitante”nel corso del tempo e le sue prospettive.

Gianfranco Cesarini

Perugia 20/11/2017

GUBBIO: DAL “FESTIVAL DEL MEDIOEVO” A “FRANCESCO E IL LUPO”

GUBBIO: DAL “FESTIVAL DEL MEDIOEVO” A “FRANCESCO E IL LUPO” di Gianfranco Cesarini

Dal  27 settembre al  1 ottobre 2017 si è svolta a Gubbio la terza edizione del Festival del Medioevo, cui la Fondazione Giuseppe Mazzatinti  ha dato il suo contributo, meritandosi, durante l’inaugurazione dell’evento,  l’apprezzamento del Presidente dell’Associazione festivaliera. Si è trattato di un evento di grande spessore culturale, di riflessione scientifica e divulgazione delle peculiarità di un periodo storico, che va adeguatamente valorizzato. Questa edizione si è soprattutto soffermata sulla città medievale e sui suoi aspetti ancora attuali, in termini di insediamento territoriale e trasformazione antropica del paesaggio. Vogliamo ricordare, a tal proposito, che nell’ambito del Premio umanistico Onor d’Agobbio, in cui la Fondazione ha molto investito, alla fine del 2016, per la sezione saggistica, fu assegnato un significativo riconoscimento al libro di Riccardo Rao, dal titolo  I paesaggi medievali.

Calato il sipario sul Festival, in attesa della prossima edizione, c’è però una coda, non solo temporale, bensì anche tematica, riguardante la figura carismatica di San  Francesco e il suo incontro con il lupo di Gubbio. L’ex refettorio del Convento di Piazza Quaranta Martiri ha ospitato, sempre a Gubbio, il 5 ottobre un incontro significativo, centrato su un testo di don Primo Mazzolari, dedicato all’argomento, con la partecipazione di Fabio Scarsato, direttore editoriale delle Edizioni Messaggero di Padova. Sempre presso l’ex refettorio, alle 18 di sabato 7 ottobre, si terrà un secondo evento, doce verrà presentato, tradotto per la prima volta in italiano da Alessandro Pauselli, il libro di R.L. Bruckberger, I sette miracoli di Gubbio e l’ottavo. Una parabola.
Relazionerà il prof. Nicolangelo D’Acunto della Cattolica di Milano. Interverrà anche lo scrivente e modererà Federico Fioravanti, Presidente del Festival del Medioevo. La pubblicazione è stata sostenuta dalla nostra Fondazione e di ciò siamo orgogliosi: non certo per autocompiacimento, ma perché abbiamo dato esito, conclamato e partecipato, ad un’operazione culturale colta nella sua fase embrionale,  grazie alla sensibilità di alcuni eugubini, come in dettaglio viene narrato nella presentazione editoriale e sarà ricordato nell’evento sopra citato.

In questa sede ci preme segnalare una curiosa coincidenza: sia don Mazzolari, sia il domenicano Bruckberger concordano nel considerare sostanzialmente una parabola la vicenda del lupo di Gubbio. In effetti, che abbia la sua origine autentica nel Fioretto 21, quando si parla Del santissimo miracolo, che fece santo Francesco quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio o che rivesta le sembianze favolistiche di un’autonoma vicenda successiva, in entrambi i casi, il racconto o la storiella assume il profilo narrativo della parabola, con i suoi risvolti pedagogici, relazionali, etici ed ecologici. Per questo è adatta anche ai bambini. Tra l’altro, proprio quei risvolti sono stati alla base dell’interessamento operoso della Fondazione Mazzatinti per il lavoro di Bruckberger.

Inoltre, al di là della dimensione religiosa in senso stretto della storiella (don Mazzolari accosta il messaggio francescano a puntuali passaggi evangelici), ciò che in essa si avverte, come ha sottolineato Franco Cardini, é il senso magico, accattivante e suggestivo che traspare dalla dimensione storico-antropologica della vicenda originaria. E’ questo senso che viene sviluppato in maniera pervasiva dal lavoro di Bruckberger (che è stato anche valente regista e sceneggiatore). Da qui, l’attenzione ad orientare con leggero tratto fiabesco il sentimento morale, la ricerca del bene personale e comunitario, l’importanza di un nuovo inizio, alla base della buona novella del Natale, che non a caso viene sapientemente evocata nel testo.

Gilbert K. Chesterton, convertitosi al cattolicesimo nel 1922, nel 1923 dedicò “un bozzetto” cordiale a San Francesco, “come se dalla conversione del santo di Assisi traesse uno spirituale alimento per la propria”. Ma anche dalla conversione metaforica del “lupo” che è in noi, non solo fuori di noi, possiamo trarre un fecondo nutrimento. Del resto il lupo reale, ormai dagli anni settanta del secolo scorso, non solo è un animale sotto protezione, ma è diventato richiamo e simbolo per un turismo sostenibile,  “appassionato di wilderness”.

                                                                                                                                 

 

LA GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI

LA GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI

Dal 1994 ogni anno, il 5 ottobre, su iniziativa dell’UNESCO, ricorre la Giornata mondiale dell’insegnante, istituita l’anno precedente, durante la Conferenza Internazionale sull’Educazione. Questa Giornata non ha puri intenti celebrativi, piuttosto essa si ricollega idealmente alla Raccomandazione della stessa UNESCO del lontano 1966, un testo che in molte parti conserva una sorprendente attualità. Ad esso volentieri rimandiamo il lettore ed, in particolare, ogni insegnante geloso della propria professionalità, che andrebbe più attentamente valorizzata e riconosciuta nelle strategie di politica educativa dell’Europa e degli Stati in genere.
Attraverso questa figura centrale (55 milioni sono gli insegnanti nel mondo) i bambini, gli adolescenti, i giovani assaporano l’importanza del dialogo, acquisiscono conoscenze ed abilità, rafforzano le loro competenze sociali. Un documento unitario delle Associazioni professionali degli insegnanti sottolinea il fatto che proprio mentre si parla “di società della conoscenza, di etica della responsabilità, di integrazione tra culture diverse … occorre valorizzare davvero la professione degli insegnanti” sostenendo il loro ruolo insostituibile nella società complessa di oggi. Aggiungiamo che si tratta anche di un problema d’identità, di visibilità istituzionale, di formazione in itinere, di specifica riconoscibilità sociale, di incentivazione del merito. Tutto ciò in un costante rapporto di collaborazione con la famiglia, gli studenti, la società civile.
In questa ottica ci poniamo anche noi, come interlocutori che credono nella funzione culturale, mediatrice educativa e progettuale degli insegnanti, garanti di un apprendimento che, mentre fa tesoro del passato, tende a migliorare il presente e costruire il futuro.

Gianfranco Cesarini

Obiettivi educativi e formativi PROGETTO EDUCATIVO 2016/17

INCONTRO DI INFORMAZIONE/FORMAZIONE CON I DOCENTI DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE ADERENTI AL PROGETTO EDUCATIVO 2016/17 INDETTO DAL CLUB PER L’UNESCO DI PERUGIA-GUBBIO E DALLA FONDAZIONE “ISTITUTO DI FORMAZIONE CULTURALE S. ANNA” DI PERUGIA (12 GENNAIO 2017).

Obiettivi educativi e formativi (a cura di Gianfranco Cesarini)

Premessa

Il tema del progetto educativo (La scuola nel territorio:progetti d’interazione che ne esaltino l’appartenenza e l’accoglienza per la costruzione di un’autentica comunità) così come la relazione di supporto del prof. Giorgio Flamini sono di estrema attualità. Si tratta di un tema poliedrico e non esauribile in una sola, esclusiva dimensione. Le parole-chiave sono: appartenenza e accoglienza, interazione e integrazione, inclusione e relazione. Parole che contribuiscono a chiarire, culturalmente e antropologicamente, il senso dinamico del nesso esistenziale tra identità e comunità. La domanda è: cosa possono fare le singole Istituzioni scolastiche, nella loro autonomia di rango costituzionale, quali presidi educativi territoriali, per esplicitare questo nesso? Quali obiettivi educativi e formativi potrebbero prefiggersi? Ne indichiamo alcuni fondamentali: 1) valorizzare il nesso formativo tra identità e comunità; 2) insegnare a vivere attraverso le discipline; 3) coltivare una mente relazionale tra dialogo e maieutica; 4) consolidare i pilastri dell’educazione e curare nel soggetto le cosiddette “intelligenze plurime”.

Obiettivi

1) L’intenzione dovrebbe essere quella di guardare al proprio territorio come ad uno scrigno, di “aprire gli occhi” su di esso e scoprirlo. Occorre fare attenzione anche ai dettagli, elaborarli. Occorre calarsi nella realtà, piuttosto che averla di fronte. L’invito è quello di raccontare i territori, dar conto dei luoghi, delle loro note (e ignote) caratteristiche vitali, derivanti dalla loro migliore tradizione, identitarie cioè umane, segnate dalla memoria. Si tratta di costruire una sorta di (auto)biografia comunitaria. Il mondo è pieno di posti: scriveteli, questa è l’esortazione. L’appartenenza e l’identità non sono scolpite nella roccia, dipendono da noi e dalla nostra determinazione a sentirci persone riconoscibili per cultura e principi, anche in una dimensione relazionale. E’ stato scritto che “l’identità si nutre di scrittura, ovvero la scrittura offre all’identità un’armatura particolarmente efficace”, specie nella cosiddetta “società dell’incertezza” (Z. Bauman)

VEDI: A. Cortellessa (a cura di) “Con gli occhi aperti” Exorma; F. Crespi “Identità e riconoscimento” Laterza; D. Demetrio “Raccontarsi…” Cortina; Orbetti-Safina-Staccioli “Raccontarsi a scuola” Carocci; R. Sennett “Insieme” Feltrinelli

2) Essere consapevoli della condizione umana, del suo profilo territoriale e terrestre, della necessità della comprensione esistenziale dell’umano fa parte e farà sempre più parte del nostro bagaglio culturale. Si tratta di aiutare ad imparare a vivere, a “formare una testa ben fatta” piuttosto che una mente ben piena. Quindi insegnare ad apprendere oltre le discipline, con le discipline. “L’istruzione è una cosa meravigliosa, ma occorre ricordarsi che non tutto ciò che merita di essere appreso può essere insegnato” secondo trasmissione.

VEDI: E. Morin “Insegnare a vivere” Cortina; “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” Cortina

3) Per riconoscersi e capire se stesso l’uomo ha bisogno di essere capito e riconosciuto dall’altro, per essere capito e riconosciuto dall’altro ha bisogno di capire e riconoscere l’altro: questo carattere circolare implica reciprocità, presupposto di ogni etica comportamentale, comunitaria e sussidiaria. In questo rapporto “ Io-Altro” le Istituzioni vanno viste come soggetto “terzo”, capace di sollecitare risposte al bisogno di comunità aperta, ma non rinunciataria e anonima. “Attrarre senza tirare a sé” è il compito del dialogo educativo: il segreto della maieutica, dell’aiutarmi a fare da solo è lo stesso segreto dell’empowerment, ovvero della capacità di rendere ciascuno forte e al contempo competente, libero di esprimere la propria identità autoctona, culturale e sociale. Siamo capaci di generare soggetti relazionali capaci di affrontare gli enigmi della relazione?

VEDI: R. Regni “Viaggio verso l’altro” Armando; P. Donati “L’enigma della relazione” Mimesis; G. Cesarini “La semina e il raccolto” Fondazione G. Mazzatinti

4) A cavallo tra questo secolo e il precedente è stato pubblicato il “Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale per il XXI secolo”. Comunità locale, coesione sociale, sviluppo sostenibile sono alcuni dei temi affrontati in termini di prospettiva umanistica e culturale. Tale articolata prospettiva si basa su “quattro pilastri” quali: imparare a conoscere  (e conoscersi), imparare a fare, imparare a vivere insieme e vivere con gli altri, imparare ad essere. Il che esige un’educazione e un’autoeducazione per tutta la vita, mettendo in campo le necessarie sinergie per obiettivi condivisi. D’altra parte curare, insieme con le altre, forme d’intelligenza come quelle intrapersonale, interpersonale, esistenziale e financo quelle corporeo-cinestesica e naturalistica significa non eludere le sfide educative del nostro tempo.

VEDI: J. Delors “Nell’educazione un tesoro” Armando; H. Gardner “Sapere per comprendere” Feltrinelli